domenica 13 gennaio 2013

DALAI LAMA: CELEBRA I 30 ANNI DEL MONASTERO IN SVIZZERA


Zurigo, 12 giu. (Adnkronos/Ats) - Il Dalai Lama, leader spirituale dei buddisti tibetani, partecipa questo fine settimana ai festeggiamenti per il 30esimo anniversario dell'esistenza del monastero tibetano di Rikon, nel canton Zurigo, il solo in Occidente che sia stato fondato su suo diretto incarico.
La fondazione corrispondeva al forte bisogno religioso dei tibetani rifugiatisi in Svizzera dopo l'occupazione cinese. Tra il 1960 e il 1963, circa 200 bambini tibetani furono accolti da famiglie adottive e nel Villaggio Pestalozzi di Trogen. Nel 1963, il Consiglio federale decise di concedere asilo ad altri 1000 profughi. Oggi vivono in Svizzera -soprattutto in quella orientale- circa 2500 tibetani, molti dei quali sono nati nel Paese.
Ancora oggi il monastero di Rikon assume una importanza centrale come centro spirituale per i tibetani di Svizzera, soprattutto per la generazione piu' anziana. Nel monastero vivono l'abate in carica dal 1996 e sette monaci. Solo a tibetani e' concesso di diventare monaci. Altri interessati possono pero' prender parte a lezioni, corsi, meditazioni e feste. Di grande interesse la biblioteca, che con 12 mila titoli su argomenti tibetani e' la piu' ricca nel suo genere in Occidente. Per il 63ene Dalai Lama, che dal 1959 vive in esilio in India, si tratta della dodicesima visita in Svizzera. L'ultima volta era stato a Rikon nel 1993 per il 25esimo del monastero. Il suo arrivo e' sempre un grande avvenimento nella comunita' tibetana.

martedì 13 novembre 2012

Berlusconi, Previti, Mangano e la villa di Arcore, la contessa racconta: “Così il premier ha raggirato mia cognata”

Pubblicato il 16 agosto 2010 14:01 in facebook, Politica Italia - Aggiornato il 16 agosto 2010 14:01

Villa di Berlusconi ad Arcore
Si chiama Beatrice Rangoni Machiavelli e racconta all’Unità la sua versione della storia del passaggio della villa di Arcore e dei terreni su cui è stata costruita Milano 2. Un racconto, secondo lei,  fatto di truffe, doppi giochi e minacce in cui, alla fine, la villa e i terreni della famiglia Casati Stampa di Soncino finiscono al giovane e rampante imprenditore milanese Silvio Berlusconi. La Rangoni Machiavelli è la cognata di Annamaria Casati Stampa, la giovane che eredita il patrimonio dopo la tragica morte di suo padre e che, ancora minorenne, perde la villa di Arcore per 500 milioni di lire. Ma a far gridare alla truffa la donna non è tanto il prezzo quanto il modo in cui è avvenuta la transazione.
Un racconto, quello della donna, in cui non mancano le accuse: la più diretta è quella al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, accusato di essere autore di “un doppio raggiro”. Poi c’è l’avvocato Cesare Previti che, divenuto curatore degli interessi della giovane, secondo la Mangoni Machiavelli ha finito per fare solo quelli di Berlusconi. Nell’intervista compare anche Vittorio Mangano lo stalliere condannato per mafia definito “eroe” da Marcello Dell’Utri. Mangano  si sarebbe presentato con il fucile spianato al fratello delle Rangoni Machiavelli andato ad Arcore per sistemare una questione relativa alla proprietà di alcuni quadri.
La storia inizia nel 1970, con un tragico omicidio suicidio. Ricorda la Rangoni Machiavelli: “Annamaria arriva a Fiumicino da un viaggio con alcuni amici. Chiama il padre, il marchese Camillo che dopo la morte della mamma di Annamaria si era sposato con Anna Fallarino, per farsi venire a prendere. Camillo la rassicura ma le dice restare ancora qualche giorno con gli amici. Il marchese in realtà, depresso e in pessimi rapporti con la signora Fallarino, aveva già pianificato di suicidarsi. Solo che nelle stesse ore in quella casa arrivano la moglie e il suo amante Massimo Minorenti, lo ricattano, gli chiedono un miliardo di lire per ritirare alcune foto compromettenti già consegnate ai giornali. Lui perde la testa, ammazza e si ammazza. Fu Annamaria a dover riconoscere i corpi sfigurati del padre e della matrigna. Del caso parlò tutta Italia, per mesi. Potete immaginare lo choc di quella ragazza”.
Resta il fatto che la giovane rimane orfana e titolare di un patrimonio enorme  e, come accade in questi casi, immediatamente conteso. In ballo, scrive l’autrice dell’intervista, Claudia Fusani, entra subito l’avvocato Cesare Previti, che, spiega la Rangoni Machiavelli “ha una relazione con la sorella di Anna Fallarino. La prima cosa che fa è cercare di dimostrare che la famiglia Fallarino è l’unica erede del patrimonio Casati Stampa perchè la donna è morta dopo il marito. L’autopsia gli dà torto: la giovane e minorenne Annamaria è l’unica erede. Il padre, Camillo, è morto due minuti e trenta secondi dopo”.
Previti, però, prosegue la nobile, diventa comunque il curatore dei beni di Annamaria insieme ad un altro avvocato, Giorgio Bergamasco. “Qui – denuncia la Rangoni Machiavelli – comincia il raggiro. La ragazza non ha soldi, non ha potere di firma e ogni decisione è delegata a Bergamasco-Previti. Fatto sta che un giorno, siamo nel 1973, Previti dice ad Annamaria: “Ma come sei fortunata, c’è un certo Berlusconi che vuole comprare, 500 milioni…”. Annamaria replica che è un po’ poco, e Previti la rassicura: “Mavalà, in fondo gli diamo solo la villa nuda, la cappella e un po’ di giardino intorno…”. Previti lascia intendere che arredi, pinacoteche, biblioteche, il parco, tutto sarebbe rimasto a lei mentre invece stava vendendo tutto”.
Poco dopo la ragazza, appena maggiorenne se ne va in Brasile e si sposa, con l’intenzione di iniziare una vita nuova. La cognata, però, non molla ed è decisa a tutto per avere la revoca dell’incarico di curatore dei beni a Previti. Dopo la partenza di Annamaria, racconta, “il curatore ha campo libero. Io me ne accorgo solo nel 1980, dopo che è stata completata la vendita di villa San Martino. Avverto Previti che avrei raccontato tutto a Anna Maria. Lui mi risponde, ancora lo ricordo, che mai sarei riuscita a portare un pezzo di carta ad Annamaria in Brasile con delle prove. Invece ce l’ ho fatta: avevo nascosto il dossier con la documentazione in un biliardino. Ricordo anche che a Fiumicino ci perquisirono con molta accuratezza. Per andare in Brasile, strano no…”.
Alla fine la Rangoni Machiavelli ottiene le procure ma la sua battaglia è tutt’altro che finita. Ed entra in scena anche lo stalliere ‘eroe’ Mangano: “Abbiamo provato negli anni a riprendere almeno qualche quadro, un Annigoni, ad esempio. Mio fratello andò di persona ad Arcore, fu la volta che si trovò davanti Mangano con tanto di fucile. Berlusconi ci chiese quanto volevamo per venderlo a lui. Ma noi non volevamo venderlo. Non ce l’ha mai reso. Così come le 14 stazioni della via Crucis di Bernardino Luini, nella cappella di famiglia”.
Alla fine la donna sbotta racconta di Annamaria, disinteressata alla storia del patrimonio di famiglia e sbotta:  ”Non ne vuole sapere più nulla e nesuno ha mai pensato che potesse essere risarcita. Io però continuo da allora la mia battaglia a tutti i livelli perchè credo sia giusto che si conosca la qualità delle persone che ci governano. Sotto il profilo penale, purtroppo, non è mai stato possibile fare nulla”.

mercoledì 13 giugno 2012

Sua Santità il Dalai Lama: Il Kalachakra

Sua Santità il Dalai Lama al Kalachakra di Amravati India 2006: "Il praticante deve inoltre provare un forte desiderio di realizzare l’illuminazione per il bene degli altri e avere una corretta visione della realtà".
Sua Santità il Dalai Lama al Kalachakra di Amravati India 2006
: "Il praticante deve inoltre provare un forte desiderio di realizzare l’illuminazione per il bene degli altri e avere una corretta visione della realtà".
SUA SANTITÀ IL DALAI LAMA: IL KALACHAKRA
Il Kalachakra è una pratica di meditazione buddista che appartiene alla classe dei tantra dello yoga supremo, i più profondi insegnamenti del veicolo del bodhisattva. Secondo la tradizione, Buddha Shakyamuni si manifestò come Kalachakra nel sud dell’India ed espose questo tantra su richiesta di Suchandra, re di Shambala. In seguito, il re Suchandra diffuse gli insegnamenti di Kalachakra tra gli abitanti di Shambala. E’ detto che questi insegnamenti e la loro pratica ricomparvero in India soltanto nell’XI° secolo, poco prima di essere introdotti in Tibet. Da allora, fino agli sconvolgimenti del secolo attuale, si sono propagati non solo fra i tibetani, ma anche nelle zone mongole a nord, così come nel Sikkim, nel Bhutan, nel Nepal e nelle regioni a sud e a ovest dell’Himalaia. …Il Kalachakra è stato uno degli ultimi e più complessi sistemi tantrici introdotti in Tibet dall’India.
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Cos’è il Kalachakra?

Posted in Kalachakra on 08/03/2011 04:47 pm by admin
Il Tantra di Kalachakra è di beneficio per tutti gli esseri senzienti e genera pace ed armonia nel mondo
Il Tantra di Kalachakra è di beneficio per tutti gli esseri senzienti e genera pace ed armonia nel mondo




Cos’è il Kalachakra?

Mentre insegnava la Prajnaparamita http://www.sangye.it/altro/?p=206 sul picco dell’Avvoltoio http://www.sangye.it/altro/?p=216, il Buddha Sakyamuni manifestò un’emanazione nell’aspetto della divinità di Kalachakra in unione con la consorte Visvamata allo stupa di Shri DhanyaKataka o Paldern Drepung (ad Amaravati http://en.wikipedia.org/wiki/Amaravati,_Andhra_Pradesh), nell’India meridionale, ed all’età di 81 anni (881 a.C.) nella luna piena del terzo mese dell’anno del Dragone di Metallo, rivelò qui il Kalachakratantra “il tantra della ruota del tempo”,

Il significato del Kalachakra

Posted in Kalachakra on 07/03/2011 05:05 pm by admin
La divinità di Kalachakra (yab-yum) simbolizza l’unione del principio maschile del metodo con quello femminile della saggezza.
La divinità di Kalachakra (yab-yum) simbolizza l’unione del principio maschile del metodo con quello femminile della saggezza.



IL SIGNIFICATO DEL KALACHAKRA di Gleen Mullin.
L’iniziazione del Kalachakra è il più grande rituale buddista regolarmente conferito da Sua Santità il Dalai Lama. È data tradizionalmente ad estesi gruppi di persone provenienti da tutto il mondo, ed è associata alla promozione della pace e della tolleranza universale. È considerata una benedizione speciale per tutti coloro che vi partecipano e per l’ambiente in cui è data.
La divinità di Kalachakra (yab-yum) simbolizza l’unione del principio maschile del metodo con quello femminile della saggezza.
La parola Kalachakra significa “La Ruota del Tempo“, in riferimento alla presentazione unica dei cicli del tempo all’interno del Kalachakra Tantra. Questa comprensione del tempo è usata in Kalachakra come base per un sistema finalizzato alla liberazione ed all’illuminazione. La parola tantra significa “un flusso inesauribile di continuità”. I fondamenti del Kalachakra, come tutta la pratica buddista, si basano sulle argomentazioni contenute nelle “Quattro Nobili verità”. Partendo da questo presupposto, per un praticante buddista, ricevere l’iniziazione significa detenere l’autorizzazione ad iniziare lo studio e la pratica del Kalachakra Tantra.
Impegnandosi nella pratica con la motivazione di liberare tutti gli esseri dalla sofferenza, e con le adeguate circostanze interne ed esterne, si possono conseguire all’interno della propria mente le realizzazioni del percorso verso l’illuminazione. Chi non è buddista, o chi, pur essendolo, non desideri prendere attualmente l’iniziazione, può riceverla ugualmente come benedizione. Per tutti coloro che vi partecipano, senza badare al livello di partecipazione, il Kalachakra rappresenta una preghiera universale per lo sviluppo dell’etica di pace e d’armonia in noi stessi e nell’umanità. Per tutti coloro che vi partecipano, senza badare al livello di partecipazione, il Kalachakra rappresenta una preghiera universale per lo sviluppo dell’etica di pace e d’armonia in noi stessi e nell’umanità.

Jado Rinpoche: il Kalachakra

Posted in Kalachakra on 06/03/2011 05:34 pm by admin

Il Ven Jado Rinpoche, abate emerito del Namgyal Monastery a Dharamsala, India.
Il Ven Lama Jado Rinpoche, abate emerito del Namgyal Monastery a Dharamsala, India, uno dei maggiori esperti e praticanti del Kalachakra.



Il Ven Lama Jado Rinpoche ha dato questo breve ma significativo insegnamento in occasione della Iniziazione al Kalachakra conferita a Washington DC da Sua Santità il Dalai Lama.

Appunti a cura di Antonio Busi, che ringraziamo di cuore, revisione ed editing del Dott. Luciano Villa, Graziella Romania e dell’Ing. Alessandro Tenzin Villa nell’ambito del progetto Free Darma’s Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Ven Lama Jado Rinpoche
Abbiamo preso il voto di praticare per sei volte al giorno il Rifugio, di incorporare i diversi veicoli e di mantenere i voti, e pratichiamo in modo da rinfrescare la nostra memoria sui voti presi.
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Il Tantra di Kalachakra

Posted in Kalachakra on 03/05/2011 05:39 pm by admin 
 
Lo scopo dello yoga del Kalachakra è di trasformare le impurità ed oscurazioni nel Sentiero verso l'Illuminazione.
Lo scopo dello yoga del Kalachakra è di trasformare le impurità ed oscurazioni nel Sentiero verso l'Illuminazione.

IL TANTRA DI KALACAKRA
L’ORIGINE DEL TANTRA DI KALACAKRA.
Fu Sakyamuni stesso (allora ottantenne) che il 15° giorno del 3° mese lunare - manifestandosi nell’aspetto di Kalacakra - insegnò il tantra-radice di questa divinità di meditazione nello stupa di Dhañakataka, nel sud dell’India, su richiesta del re di Shambhala, Suchandra.
Costui se ne tornò nel suo regno, dove mise per iscritto quegli insegnamenti (redigendo il Mulatantra Kalacakra) e ne compose un primo commentario. Più tardi, il primo re Kulika di Shambhala, cioè Mañjusrikirti, ne scrisse un commentario condensato (il Laghukalacakra) e suo figlio, il Kulika Pundarika,
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Approfondimenti sul Kalachakra

Posted in Kalachakra on 03/03/2011 05:12 pm by admin
Il simbolo del Kalachakra
Il simbolo del Kalachakra



Links, filmati ed approfondimenti sul Kalachakra
Consigliamo vivamente, per una preparazione adeguata e più approfondita, di leggere anzi di consultare adeguatamente i libri, i siti e visionare i filmati indicati.
LETTURE CONSIGLIATE:
· L’Iniziazione di Kalacakra, Alexander Berzin; Ubaldini Editori. Molto consigliato.

· Kalachakra, Iniziazione Tantrica del Dalai Lama, J.M. Rivière; Edizioni Mediterranee, disponibile sul web.
· Mandala, Il cerchio Sacro del Buddhismo Tibetano, Martin Brauen; Sovera Edizioni.
· Kalachakra, Namgyal Monastery, E. Del Vico; Editalia (1996) testi a cura della sezione editoriale per il Kalachakra del Monastero di Namgyal con la supervisione di S.S. il XIV Dalai Lama.
Links:
International Kalachakra Network www.kalachakranet.org
Berzin Archives
SDK Shri Dhanya Kataka Associazione Culturale per la Preservazione e lo Studio del Tantra di Kalachakra, Santa Colomba, 56031 (Pisa) http://www.kalachakraitalia.org/ita/index.htm
TESTI sul Kalachakra disponibili su Google libri, molti sono anche scaricabili dal web.
- Kalachakra, Iniziazione Tantrica del Dalai Lama, J.M. Rivière; Edizioni Mediterranee, in italiano http://books.google.it/books?id=vmJ_yeVNJXkC&pg=PA155&dq=kalachakra&hl=it&ei=9pDPTbzLIpHasgaOyJ27Cw&sa=X&oi=

Jadho Rinpoche: Commentario al Guru Yoga di Kalachakra - 1

Posted in Kalachakra on 12/24/2008 04:16 pm by admin
Kalachakra con la consorte Vishamata
Kalachakra con la consorte Vishamata

Jadho Rinpoche – Commentario al Guru Yoga in Sei Sessioni di Kalachakra (prima parte)
Vorrei quindi innanzitutto salutare tutti voi che siete qui presenti per questo insegnamento. Come sapete, l’argomento dell’insegnamento di questo incontro è il Guru Yoga della divinità Kalachakra, il Guru Yoga in Sei Sessioni di Kalachakra. Il commentario su questo testo richiede in generale delle condizioni, la prima condizione è che tutti gli ascoltatori dovrebbero avere ricevuto l’iniziazione e che siano intenzionati a praticare il Guru Yoga, queste sono le condizioni necessarie per potere partecipare al commentario. Penso che molti di voi abbiano già ricevuto l’iniziazione, però non penso che tutti l’abbiano ricevuta, coloro che non hanno ancora ricevuto l’iniziazione di Kalachakra, credo che siano intenzionati a riceverla in futuro. Quindi, prima di tutto voglio chiarire due punti, il primo riguarda l’importanza di ricevere l’iniziazione di Kalachakra, il secondo punto riguarda i motivi per i quali è importante praticare il Guru Yoga in Sei Sessioni di Kalachakra.
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Jadho Rinpoche: Commentario al Guru Yoga di Kalachakra - 2

Posted in Kalachakra on 11/24/2008 04:18 pm by admin 
 
Particolare del cuore del mandala di Kalachakra
Particolare del cuore del mandala di Kalachakra





Jadho Rinpoche – Commentario al Guru Yoga in Sei Sessioni di Kalachakra (Seconda parte)
Ora ripassiamo velocemente gli argomenti di cui abbiamo parlato ieri. Potete quindi prendere il testo. La prima cosa importante è correggere la propria motivazione, successivamente prendere Rifugio tre volte e poi meditare sulla generazione della motivazione di Bodhicitta. Si effettua quindi la meditazione sui Quattro Pensieri Incommensurabili. Prima di proseguire con il verso relativo alla meditazione sulla generazione della Bodhicitta dell’aspirazione e successivamente Bodhicitta dell’impegno, prima ancora di meditare sul verso, farebbe bene riflettere per qualche istante sull’importanza di coltivare la motivazione di Bodhicitta
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Jamgon Kongtrul: Buddha Nature

Posted in Kalachakra, Teachings on 12/26/2007 02:29 pm by admin
shakyamuni
Buddha Nature by Jamgon Kongtrul





Toronto, August 8, 1990

Translated by Ken McLeod
The principal reason for my visiting Toronto at this time is to present what is known as the empowerment of Kalachakra, Wheel of Time. This is a preliminary talk on Buddhism, about the Dharma, the teachings of Buddha. What I wish to talk about this evening is a very important teaching from the final cycle of teachings, which come from Buddha Shakyamuni. The principal theme of this cycle of teachings is Buddha Nature.
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Posted in Kalachakra on 12/24/2003 03:48 pm by admin
Ven. Jadho Rinpoche
Ven. Jadho Rinpoche





1 - Introduction to Kalachakra by Ven. Jhado Rinpoche

Bodhgaya, January 2002
Today Rinpoche is beginning with the introduction, because many of you have come to Bodhgaya to receive the Kalachakra empowerment from His Holiness the Dalai Lama, so for this Jhado Rinpoche is extremely thankful for your presence. Rinpoche personally is also here to receive the Kalachakra empowerment from His Holiness and hence from this point of view we are all the same in the sense that we are all here to receive this empowerment. Rinpoche is here in order that we do not waste this precious opportunity, he says that we are all here to help each other and he hopes that through tonight’s talk he will be able to be of some benefit or help or service to everybody in providing and sharing with all of us as much knowledge as he has of Kalachakra.
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Jhado Rinpoche: Introduction to Kalachakra 2

Posted in Kalachakra on 11/24/2003 03:57 pm by admin 
  
Kalachakra mandala
Kalachakra mandala
  



2 - Introduction to Kalachakra by Jhado Rinpoche

Bodhgaya, January 2002
The speciality of Kalachakra tantra
The third outline was showing how the Vajrayana path is more supreme and superior to the Sutrayana path and the fourth outline was showing how the highest yoga tantra is more supreme than the three lower tantras. And here we come to the fifth outline, which is explaining about the speciality of the Kalachakra tantra.
In the path of secret mantra there’s this practice of Kalachakra, which is extremely profound, extremely well known through all the world. When we try to achieve enlightenment, we try to cultivate the path to buddhahood.
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Jadho Rinpoche: Practice of Six Sessions Guru Yoga of Kalachakra

Posted in Kalachakra on 10/24/2003 04:05 pm by admin
The Kalachakra Ritual Dance
The Kalachakra Ritual Dance

Question and Answer Session
By Jhado Rinpoche
Bodhgaya, January 2002
Q: What are the most important points to focus on in one’s practice after having received the Kalachakra initiation?
A: In general there are many things to practice after having received the Kalachakra empowerments, however the main thing is to train one’s mind in the common path, so Rinpoche quotes a verse from the “Foundation of All Good Qualities”, that was composed by Lama Tsong Khapa which says:
Having trained well my mind in the common pathways,
please bless me to enter the Vajaryana,
the gateway of the fortunate ones.
So in this particular verse it shows that one must have trained well one’s mental continuum in the common pathways, the pathways that are common to the sutra path such as renunciation, bodhicitta and emptiness. Having placed such imprints on one’s mind stream, if then one trains in the generation and completion stages, one will have great success. And also if one has already established firmly these three principles of the path or the common pathways in one’s mind stream, then when one receives the Kalachakra empowerments, one receives greater blessings.
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Kirti Rinpoche: The Kalachakra Mantra

Posted in Kalachakra on 09/24/2003 11:57 pm by admin
kalachakra
The Kalachakra Mantra


Kirti Tsenshab Rinpoche: Graz, Austria, September 1999
In the following the main mantra of Kalachakra will be explained. The mantra is as follows:
OM AH HUM HOH HAM KSHAH MA LA VA RA YA HUM PHET
The first four syllables OM AH HUM HOH of the mantra are the four vajra syllables of body, speech, mind and wisdom: OM is the vajra of body, AH the vajra of speech, HUM the vajra of mind, and HOH is the vajra of wisdom. These are the four vajra syllables.
The next two syllables, HAM and KSHAH, are the seed syllables for the father Kalachakra (HAM) and, correspondingly, his consort Vishvamata (KSHAH).
The subsequent syllable MA is the basis for the inestimable mansion of Kalachakra. The mansion is a threefold mandala: in the center there is the mandala of the mind, around that the mandala of the speech, and again around that the mandala of the body. These are the three mandalas of the mansion and it is represented by the seed syllable MA.
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Jamgon Kongtrul: Buddha Nature

Posted in Kalachakra on 08/25/2003 12:01 am by admin
buddha
Buddha Nature by Jamgon Kongtrul


Toronto, August 8, 1990

Translated by Ken McLeod
The principal reason for my visiting Toronto at this time is to present what is known as the empowerment of Kalachakra, Wheel of Time. This is a preliminary talk on Buddhism, about the Dharma, the teachings of Buddha. What I wish to talk about this evening is a very important teaching from the final cycle of teachings, which come from Buddha Shakyamuni. The principal theme of this cycle of teachings is Buddha Nature.
Generally the teachings of Buddhism, teachings which come down to us from the Buddha Shakyamuni, are extraordinarily profound and extensive. The reason for this spread in both profundity and extent is basically the very varied motivations, temperaments and capabilities of individual people.
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Alexander Berzin: Explanation of the Kalachakra initiation - 1

Posted in Kalachakra on 07/25/2003 12:09 am by admin
His Holiness the Dalai Lama prepares the Kalachakra mandala.
His Holiness the Dalai Lama prepares the Kalachakra mandala
.
Explanation of the Kalachakra initiation.
By Alexander Berzin at Maitreya Institute, Maasbommel, Netherlands on 26 - 28th of April 1985
Why Kalachakra is special.
Kalachakra means cycles of time. The initiation to Kalachakra is very special for many reasons. It’s special and worthwhile to do. First of all it’s special because His Holiness is giving the initiation some of his qualities.
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Alexander Berzin: Explanation of the Kalachakra initiation - 2

Posted in Kalachakra on 06/25/2003 12:35 am by admin 
 
kalachakra
Building up the correct motivation


Why do we actually want to get involved with Kalachakra? There are many different reasons that might come to our minds and if we are going because it’s something which is very high and something which is so special then that really isn’t a very stable type of reason for going. Because in fact we could have the same type of motivation for going to a big rock concert or any type of festival, because it’s something so exciting so rare and so interesting. In fact there are many different things that we can think of in terms of why we might want to go.
As all the lamas always say: “Everybody wants to be happy and nobody wants to be unhappy or have problems”. And that’s very true. We can look at our lives and although we might want very much to be happy, we find very often that our lives don’t seem to have much meaning to them etc. and we just have the same type of routine, each day.
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Alexander Berzin: Explanation of the Kalachakra initiation - 3

Posted in Kalachakra on 05/25/2003 12:39 am by admin 
 
kalachakra
DEITIES


There are all these different deities and all of them have lots of arms and faces and this is something which a lot of western people have difficulty relating to, because they’d say that, “Well, this is some sort of Tibetan thing or Indian thing”. We can’t really relate to it, so, “Why don’t we just throw it out the window and do something a little bit more western style”. This is really missing the point of what’s involved with all these various deities because they have many different levels of purpose and meaning and symbolism for all the different parts they have.
First of all the Tibetan word for these deities is the word “Yi-dam” and a Yi-dam is a personal deity to bind our minds closely with. We shouldn’t get confused by this word “God” or “Deity” and think that we are talking abut the creator God. It’s completely different.
What is being discussed is a certain type of image, being that we want to bind ourselves closely with, so that we take it like an ideal model of what we want to be.
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Detailed Outline of the Kalachakra Empowerment - 1

Posted in Kalachakra on 04/25/2003 11:47 am by admin
kalachakra tools
kalachakra tools

Detailed Outline of the Kalachakra Empowerment
This is a study document, initially drawn from by Alexander Berzin - Outline of the Kalachakra Empowerment prepared for the Mongolian translator of the Kalachakra empowerment conferred by His Holiness the Fourteenth Dalai Lama in Ulaan Baatar, Mongolia, August 1995 - then modified significantly with content from Kalachakra Tantra – Rite of Initiation by Tenzin Gyatso, the Dalai Lama; translated by Jeffrey Hopkins.
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Detailed Outline of the Kalachakra Empowerment - 2

Posted in Kalachakra on 03/25/2003 12:45 pm by admin
kalachakra mantra 
The disciples are instructed to sleep on their right sides, with the kusha grass under their mattresses and pillows, as explained before, and with their heads facing the mandala. Even if their heads are not facing the mandala, they need to imagine that they are. They need to observe and remember the dreams they have at early morning, just as the sky begins to become light. In going to sleep, don’t allow the mind to be polluted by conceptuality; just be mindful of Kalachakra and, within that, think of the altruistic intention to become enlightened and the view of emptiness as much as you can. If you cannot do that, first cultivate faith and compassion and look straight forwardly at the mind itself.The students offer a mandala and then leave as the lama still has various things to do.
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Study Guide to the Namasamgiti

Posted in Kalachakra on 02/26/2003 11:14 am by admin
Study Guide to te Namasamgiti
With Reference to the Vimalaprabha
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Mipham’s commentary on the Kalachakra

Posted in Kalachakra on 01/26/2003 01:00 pm by admin
Mipham’s commentary on the Shambhala sections of the Kalachakra Tantra
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View from the Kalacakratrantra

Posted in Kalachakra on 12/26/2002 01:17 pm by admin
The body as a text and the text as the body: a view from the Kalacakratrantra’s perspective.
Vesna A. Wallace, University of California, Santa Barbara
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martedì 12 giugno 2012

27-28 giugno 2012 Dalai Lama-Milano al Mediolanum Forum Milano



PER PARTECIPARE

Per accedere agli insegnamenti è previsto un contributo il cui costo serve unicamente per coprire le spese organizzative. I bambini di età inferiore ai cinque anni hanno accesso gratuito se siedono in braccio a un adulto. Per il bambino non è necessario compilare la scheda di iscrizione.

L'iscrizione è nominativa, pertanto, nel caso iscriviate più persone, vi chiediamo di compilare una scheda a nome di ogni partecipante.
I posti saranno assegnati automaticamente dal sistema in relazione all'ordine di iscrizione e relativo pagamento.

Il biglietto acquistato verrà inviato tramite e-mail in formato PDF all'indirizzo da voi indicato. È valido per l’ingresso al Mediolanum Forum. Vi preghiamo di stamparlo su carta bianca formato A4 senza ridurne le dimensioni poiché contiene il codice a barre necessario per l'ingresso che deve essere leggibile.

Per leggere i file in formato PDF occorre il programma Adobe Acrobat Reader versione 8.0 o superiore. Se sul computer non è installato è possibile scaricarlo e installarlo gratuitamente facendo clic sul seguente pulsante:
La segreteria del Ghe Pel Ling è aperta tutti i giorni, tranne la domenica, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00.

ATTENZIONE: È POSSIBILE EFFETTUARE ISCRIZIONI SEPARATE PER GLI INSEGNAMENTI DEL 27 GIUGNO, L'INIZIAZIONE DELLA MATTINA DEL 28 GIUGNO E LA CONFERENZA PUBBLICA DEL POMERIGGIO DEL 28 GIUGNO.

È possibile registrarsi nelle seguenti modalità:
POSTI AREA BLU
27/06/2012 (mattina e pomeriggio): EURO 30,00
28/06/2012 (mattina): EURO 30,00
28/06/2012 (pomeriggio): EURO 20,00

ISCRIZIONE AREA BLU


POSTI AREA ROSSA
27/06/2012 (mattina e pomeriggio): EURO 60,00
28/06/2012 (mattina): EURO 60,00
28/06/2012 (pomeriggio): EURO 20,00
POSTI ESAURITI

POSTI SPONSOR SOSTENITORE
Intero evento: a partire da EURO 1000,00

ISCRIZIONE SPONSOR SOSTENITORE


STUDENTI
Con età non superiore a 30 anni
I posti verranno assegnati nelle aree blu

27/06/2012 (mattina e pomeriggio): EURO 15,00
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"Kalachakra - La ruota del tempo", di Werner Herzog

Herzog insegue il sogno di una orizzontalità ad ostacoli, schiudendo il sogno di una moltitudine-in-atto disposta lungo le griglie prospettiche di un set dilatato, disperso nei mille rivoli d'acqua e di terra che punteggiano il pellegrinaggio.

C'è tutto Herzog in questo piccolo, sublime Kalachakra-La ruota del tempo (presentato in anteprima su Telepiù) appena visto, appena sussurrato, eppure, per certi versi, già presente nella nostra memoria, già attivo in uno stato di febbrile movimento. Non è un film, non è un documentario, viene addirittura presentato/archiviato/delimitato come "reportage", come si trattasse di un servizio giornalistico. Forse lo è, ma non è questo quello che ci interessa. Siamo convinti che mai come oggi il cinema abbia abdicato all'idea dall'essere contestulizzato in una sola forma espressiva/percettiva. Il chè significa che spesso bisogna proprio uscire fuori dal cinema per trovarlo, reinventarsi una posizione, un collocamento, una visione. Dire Herzog oggi, significa porsi il problema non indifferente del cinema invisibile, vale a dire di tutto quel cinema travestito da qualcos'altro che vaga insonne nei territori liminari della non-visibilità. Bisogna uscire fuori di sé, smarrire il tracciato, venire ai ferri corti con l'idea di cinema sedimentata in noi da anni e anni, per poi buttarla nella mischia, gettarla in pasto al gioco intermittente della vita. Esattamente come fa Herzog, che non dà per scontata nemmeno la presenza dell'acqua, dell'aria, della terra. Almeno da Aguirre in poi, per non dire da prima. Si può dar cinema della mutazione (Tsukamoto e Cronemberg lo fanno benissimo), ma si può/deve anche poter immaginare che la mutazione sia già avvenuta (ri-pensiamo proprio all'ultimo Cronemberg), già incarnata in lampi di furente nostalgia della forma perduta. Herzog non si limita a filmare la transizione della/nella materia, ma prova direttamente a farsi egli stesso soggetto mutante, puro occhio del visibile che si fa artefice del movimento, sporcando l'obiettivo, strappandosi letteralmente via gli occhi e annullandosi nel fragore assordante del cambiamento. Kalachakra possiede il continuo ritmo interno di Fitzarraldo, le aritmie musicali di Cuore di vetro, gli impossibili sensucht ascensionali di Grido di pietra. Ma non solo. Riesce ad elevarsi ad uno stadio materico incredibilmente fisico, unendolo ad un cammino in cui si riflette paradossalmente sulle capacità trascendenti del buddismo.
Herzog insegue il sogno di una orizzontalità ad ostacoli, schiudendo il sogno di una moltitudine-in-atto (quella composta da migliaia di monaci e ordinari pellegrini ripersi mentre si incamminano verso il santuario della spiritualità buddista) disposta lungo le griglie prospettiche di un set dilatato, disperso nei mille rivoli d'acqua e di terra che punteggiano il pellegrinaggio, e la sua muscolare ritualità. Ma non si tratta soltanto di riprendere un certo assetto motorio. Ci sono le valli del Nepal, quelle della Mongolia, le polverose steppe della Mongolia, tutti possibili itinerari contemplabili, tutte mappe sensoriali percorribili, come se il cinema venisse improvvisante racchiuso nella possibilità di esplodere come corpo in qualche latitudine imprecisata, affidandolo esclusivamente al rumore del vento, al fruscio della natura, all'odore della vegetazione. C'è un inenarrabile senso di attesa nella mancanza di controllo herzoghiana (è un'opera centrata sull'analisi della cerimonia sacra del Kalachakra del titolo, ma il registe tedesco non può fare a meno di perdersi in giro per il mondo, spazializzando ogni orizzonte in ricerca dell'immagine introvabile), un senso di smarrimento percettico simile a quello nato dalle densità sabbiose di un Depardon. Eppure è proprio il corpo ad assalirci sin dalla prima sequenza, non il corpo, ma appunto un corpo. Di fronte alla ripresa in un impossibile tempo reale del cammino di un popolo mancato (dimostrazione che la politicità che avviene per sottrazione, a volte è molto più forte di quella contraria) unito da un unico obiettivo, è come se Herzog, dalle spire invisibili di postazioni segrete, rimettesse in moto il suo viaggio attraverso le diverse forme di umanità, pronte ad incontrarsi, unirsi, sfaldarsi, per poi ricongiungersi in preda a spinte centripete che culminano proprio nella visibilità piena ed ambigua di un meraviglioso mandala. Si tratta di un arzigogolato dipinto fato di sabbia, lavorato per ore ed ore da monaci intenti a racchiudere nella labirintica messa in scena del proprio zenith spirituale il segreto di un'essenza nascosta. Ma sappiamo bene che il cinema di Herzog non può avere fine propri perchè non ha avuto inizio. Se l'iter a-programmatico delle sue opere corrisponde alla sublime gratuità del cinema che più amiamo (si tratta peraltro del progetto rosselliniano di giocare con l'imprevisto, improvvisando l'esistente), quest'ultimo anche in Kalachakra trova il suo culmine nell'esibizione di un non-luogo (il mandala, le due molteplici direzioni disposte a raggiera illimitata), quale arabesco virtuale che mostra in un solo tempo (quello della percezione visiva) una delle immagini/tempo più trasparenti del cinema di Herzog: il disegno di un corpo prodotto da minuscoli granelli di sabbia. Il visibile corre lungo l'invisibile.

giovedì 10 maggio 2012

Il Tibet oltre il Tibet



Un altare all'interno del monastero (swissinfo)

Un altare all'interno del monastero
20 febbraio 2004 - 10:47
Il monastero di Rikon: l'unico riconosciuto da tutti i tibetani che vivono in Svizzera
Il monastero di Rikon: l'unico riconosciuto da tutti i tibetani che vivono in Svizzera (swissinfo)

Manifestazione mercoledì davanti all'ambasciata cinese a Berna in occasione del 45esimo anniversario dell'insurrezione tibetana contro la Cina.

Dal 10 marzo 1959 numerosi tibetani sono in esilio in tutto il mondo. Anche in Svizzera. Incontro con la comunità tibetana di Rikon, nella Svizzera orientale.

Il primo contatto è casuale. Mi trovo nel centro di Winterthur, ad una trentina di chilometri ad est di Zurigo. Qui ho le prime avvisaglie della folta presenza di esuli del Tibet nella regione.

All’ora di pranzo mi avvicino ad un ristorante dal nome e dall’architettura apparentemente molto, molto tradizionali. Mi siedo e già pregusto lo sminuzzato alla zurighese od una salsiccia con la salsa alle cipolle.

Ma, sorpresa: accanto ai classici piatti svizzero-tedeschi il menù propone anche specialità tibetane.

Ed allora, per “acclimatarmi”, ordino “momo”, dei tortelloni al vapore ripieni di carne o verdura, e scambio due parole con la moglie del proprietario. Una signora di mezza età, originaria del Tibet.

“Sono in Svizzera da quando avevo 5 anni”, mi dice. “Se cerchi altri tibetani, ti consiglio di recarti a Rikon”. Dove, dal 1968, esiste pure l’unico, vero monastero tibetano su suolo elvetico.

Il ruolo della Croce rossa

Oggi, con i suoi più di 3'000 rappresentanti, la comunità tibetana in Svizzera è la più grande d’Europa. La terza al mondo, dopo quella rimasta nella regione himalayana, tra India e Nepal, e quella negli Stati Uniti.

“La maggior parte di noi è arrivata qui più di 40 anni fa”, rileva Jampa Tsering, presidente nazionale della comunità. “La Croce rossa, all’inizio degli anni ’60, aiutò molti fuggitivi a lasciare i campi profughi in India e ad ottenere lo statuto di rifugiato in Svizzera”.

“Io sono arrivato nel 1998, pure dall’India dove i miei genitori erano scappati durante i tumulti del 1959”, continua Jampa. “In Svizzera mi sono sposato ed ora lavoro in una fabbrica”.

Bandiere a scuola

Jampa Tsering è uno dei circa 300 tibetani che hanno pacificamente invaso il piccolo comune zurighese di Rikon (1500 abitanti).

“Certo, sono tanti. Ma non ci sono stati particolari problemi d’integrazione”, sottolinea Andreas Meyer, segretario comunale di Rikon. “Si tratta di gente educata e riservata”. Il villaggio è tuttavia segnato dalla loro presenza.

Le bandiere tibetane sventolano nei giardini di parecchie abitazioni. Anche nel cortile della locale scuola. E, tra la gente che scorgo, parecchi denotano i tratti caratteristici della lontana regione ai piedi dell’Himalaya.

“Molti hanno ormai ottenuto la cittadinanza elvetica”, dice Jampa Tsering. Tuttavia i legami con la cultura e le tradizioni del Tibet permangono forti, soprattutto tra i meno giovani.

“Tramite la nostra comunità finanziamo sette scuole tibetane in tutta la Svizzera, pubblichiamo una rivista ed organizziamo feste tradizionali”, aggiunge.

Lo scopo è quello di preservare una lingua ed una cultura che, in Tibet, secondo Jampa, stanno invece annacquandosi o scomparendo a causa del “soffocante” abbraccio cinese.

Gli otto monaci di Rikon

Poi mi dirigo verso il monastero. È proprio lì accanto, sulla collina che sovrasta il paese. “Un luogo molto importante per noi: ci vado spesso a pregare”, dice Jampa Tsering salutandomi.

È nato quasi 40 anni or sono con il sostegno dello stesso Dalai Lama per dare conforto e sicurezza alla diaspora del suo popolo. Che, in Svizzera, stava pian piano crescendo.

A prima vista lo stabile non ispira tuttavia particolari atmosfere orientali. Un cubo di cemento bianco posto su un ripido pendio, addobbato di numerose bandierine da preghiera e da uno stupa, tipico tempietto buddista, nel bosco.

Al suo interno vivono 8 monaci buddisti che, oltre a svolgere i loro riti religiosi, insegnano la meditazione e la lingua tibetana. “Vivo qui dal 1969”, mi dice Tokhang Khedup mostrandomi l’altare davanti al quale prega ogni mattina.

“Riceviamo da 10 a 30 persone a settimana: la maggior parte sono tibetani, ma non mancano gli svizzeri interessati alla nostra storia, religione o cultura”, aggiunge l’anziano monaco, ormai cittadino svizzero.

Fiero, mi racconta infine delle dieci visite al tempio compiute dal Dalai Lama. “L’ultima volta è stata nel 1998”, aggiunge. “Ma noi monaci e l’intera comunità tibetana in Svizzera speriamo possa tornare presto”.